Diario della gravidanza di Marta. Capitolo uno

Ho scoperto di essere incinta

Firenze, 9 settembre 2016

Era sera. Io e Antonio stavamo festeggiando il suo compleanno posticipato di un paio di mesi. La location era fantastica. La cena a lume di candela e la musica classica di sottofondo, facevano da cornice alla magnifica vista su Firenze.

Dalla mail di prenotazione che ricevetti, questo era ciò che la serata nel castello ci avrebbe offerto: “Cena romantica servita su tavolo ottagonale in massello di castagno e marmo di Carrara con finitura in foglia oro. Poltroncine Savonarola in massello di cipresso, con finestroni panoramici sul notturno di Firenze.
Il tutto al lume di candela e musica classica di sottofondo.
14 antipasti, 2 primi, 2 secondi, varietà di contorni, ogni tipo di bevanda alcolica e analcolica, dolci e frutta”…
“Wow”, verrebbe da pensare. “N’altra cosetta no? Tipo l’odalisca che ve sventolava con un drappo di piume di pavone non c’era?”.
Ad essere del tutto onesti non ricordo gli alberi di castagno, i marmi in oro e Fra Girolamo Savonarola sotto i cipressi. Ma l’episodio che vide protagonista Antonio durate la cena, si che lo ricordo . Mentre cenavamo in quella atmosfera a dir poco surreale, non so spiegarvi come, ma gli scappò di mano il calice di vino. Anzi, dire semplicemente che gli scappò in realtà, è davvero riduttivo … gli fece fare un triplo salto mortale carpiato con avvitamento. Il bicchiere cadde a terra, frantumandosi in mille pezzi e costrinse la cameriera ad apparecchiare un’altra tavola rotonda alla corte di re Artù. La “morte” della coppa di vino, finì per rompere il silenzio di un’atmosfera quasi inverosimile, tanto era romantica, ma gli diede anche un tocco di autentico divertimento. Antonio poverino, mi guardò rosso in volto per la vergogna, e al tempo stesso col fare di chi vorrebbe irrompere con una risata fragorosa, ma come me, dovette trattenersi dallo sbellicarsi dalle risate. A suo sfavore inoltre, intervenne un non troppo simpatico commensale che per discolparsi, ci guardò di soppiatto dicendo che non era stato lui, cosa più che ovvia, visto che avevamo puntati addosso gli occhi di tutti. Il mattino seguente aprii gli occhi. Mi sentivo frastornata, tra il ricordo divertente della serata appena trascorsa e l’ansia di quello che stavamo per scoprire… ero incinta oppure no!? Un turbinio di emozioni si facevano spazio nella mia testa. Una rapida e disordinata successione di stati emotivi, scatenavano nel mio cuore, ansia, paura, trepidazione.

Mi decisi. Mi alzai. Dopo un attimo ero seduta in bagno, e i miei occhi facevano zapping dallo stick che tenevo nella mano destra, al foglietto illustrativo in quella sinistra.

FASE DI COMPRENSIONE mi affido alle istruzioni del test di gravidanza.

-Se nella finestra del test appare una linea, il risultato deve essere ritenuto positivo, ovvero indicativo di gravidanza in atto. Anche se la linea si presenta di colore chiaro. – Inoltre – la linea nella finestra di controllo deve comunque apparire, a garanzia che il test sia stato eseguito correttamente-.

FASE DI CONTROLLO guardo l’immagine sul foglietto e didascalia annessa.

La prima linea compare e dentro di me penso: “ok almeno la pipì, l’ho fatta nel modo giusto”.

Prossimo passo… ATTESA. ESTENUANTE.

Mi sembrava stesse passando un’eternità, eppure dopo una manciata di secondi, la vidi. La linea della vita, di una nuova vita dentro di me. Ero incinta. Mentre la mia mente viaggiava in un vortice trepidante di emozioni, sentii Antonio svegliarsi pacatamente.

Test di gravidanza di Marta

Mi avvicinai. Lui mi guardava, ma senza parlare. L’occhio cadde su quel bastoncino bianco che tenevo quasi gelosamente tra le mani. Glielo diedi e mi guardò con fare implorante di chi sa che valore abbia quel piccolo stick, ma lontano anni luce dalla capacità di decifrarlo senza indicazioni. Lo guardai e dissi:

sono incinta”. Che emozione guardarlo raccogliersi il volto tra le mani, mentre le lacrime uscivano intense, quasi violente. Come per liberazione, come se l’attesa snervante dei giorni trascorsi a sperare che le nostre preghiere venissero ascoltate, fosse culminata in quell’unico, irripetibile momento. Quant’è profondo il linguaggio del corpo. Come riesce a descrivere perfettamente anche l’animo più introverso. Il suo corpo mi parlava, anche se la bocca taceva. Ci abbracciammo e fu subito come se non fossimo più solamente in due, perché dentro di me era già nata una nuova vita


Continua al capitolo 2, Primo trimestre di gravidanza

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