Chi siamo
Vi raccontiamo di noi, vi raccontiamo la nostra storia!


Siamo Anna e Marta Renzetti. Due donne, due mamme, ma cronologicamente parlando, prima di tutto due sorelle.
Gemelle per i più, perché fisicamente molto simili, ma caratterialmente gli opposti.
La più piccola, Marty o Smartis per gli affetti, tifosissima del Milan, amante dei gioielli soprattutto Tiffany e del cucito.
La più grande, Nina invece, non sa nemmeno che forma abbia un pallone, “allergica” a qualsivoglia monile e
appassionata di uncinetto e fai da te.
Siamo le mamme con la “crocca” in testa


E per “crocca” intendiamo una capigliatura scomposta e scapigliata, oscillante e pendente, messa su con un
po’ di fortuna, con un elastico ritrovato nella tasca di una tuta scolorita. Ovviamente il termine “crocca” è consapevolmente utilizzato in modo improprio.
Perché intendiamoci, la testa non crocchia, cioè non fa “croc”. Né tanto meno ci riferiamo alla crocchia, simile allo chignon delle ballerine di danza classica.
No, la nostra “crocca” non ha niente a che vedere con tutto ciò. È il risultato di uno dei tanti “deliri linguistici” della maternità.
Uno dei quei termini scorretti, palesemente e erroneamente inventato, in preda ad un momento in cui si chiama il proprio figlio col nome del cane, il cane col nome del marito, mentre “una scimmietta salta su letto, poi cade giù e si rompe il cervelletto”. E noi mamme, costantemente trafelate, corriamo a prendere il nostro bambino a scuola, quasi mai in
ritardo, se proprio puntuali spaccando il secondo, ma su per giù, sempre con l’acqua alla gola. Allora sfinite ci rivolgiamo a nostra sorella al telefono dicendo: “mi faccio una crocca in testa e corro”. Siamo le mamme con la “crocca” in testa per cui autoironiche e un po’ pazzerelle. Ma siamo anche mamme che hanno sofferto, perché portiamo con noi, entrambe, una cicatrice a forma di sorriso sulla pancia, che per un po’ di tempo però il sorriso ce l’ha tolto, lasciando spazio a smorfie e lacrime di dolore.
Siamo le mamme con le smagliature sui glutei, nell’interno e nell’esterno coscia, come risultato di un effetto fisarmonica che i nostri giovani corpi magri prima, hanno subito poi, mettendo chili durante la
gravidanza. Quelle con i seni piccoli, tornati al loro consueto stato di “immaturità fisica”, dopo l’allattamento esclusivo.
Siamo le mamme che piangono per la stanchezza e si nascondono per non far notare quella vena di tristezza e frustrazione ai loro bambini.
Le stesse che indossano una mutanda in testa per farli ridere, che si improvvisano chef stellate mentre preparano una banalissima pasta in bianco, che si trasformano in giocatrici di pallone ed esultano come ultras quando il figlio sfiora appena la palla.
Quelle che alla prima febbre, hanno guardato la mini supposta di tachipirina da 125 mg con terrore¸ ma le stesse che adesso a un accenno di soffocamento, con calma e sangue freddo, disostruiscono immediatamente le vie aeree del loro bambino sentendosi un po’ come Heimlich quando inventò la sua manovra salvavita.
Siamo le mamme imperfette, che senza vergogna, ammettono di non essere sempre vestite di tutto punto. Struccate, e scapigliate, con l’immancabile “crocca” in testa, ma non per mancanza di cura verso sé stesse. Piuttosto per la continua lotta alla prima di una lunga serie di lavatrici e asciugatrici, panni da piegare, stirare e sistemare negli armadi. Le pappe, i menù diversificati e lo svezzamento in atto. La scuola materna, il cane, il gatto, i mariti, gli imprevisti, i momenti no, e le malattie …
Siamo mamme che di pazienza ne hanno da vendere, ma che in un attimo possono anche perderla e
il passo dall’autorevolezza all’autorità diventa breve.
Siamo mamme che sbagliano, a volte tanto, a volte meno, quelle che accettano e condividono consigli, ma
che si distanziano dagli imperativi e dai giudizi.
Siamo donne e da quando siamo diventate mamme, ci rivolgiamo alle altre proprio come se stessimo
parlando a noi stesse allo specchio. Perché una donna che desideri diventare mamma, si
senta compresa e non giudicata, apprezzata e non umiliata, perché si senta capace e non inadeguata.
Perché siamo umane e possiamo sbagliare ma correggerci, perché ad essere madri non ce lo insegna
nessuno, siamo imperfette, siamo diverse, ma restiamo in ogni caso, tra alti e bassi, tra successi e
fallimenti, tra cadute e rialzate, le madri dei nostri figli.
È con questi presupposti che vogliamo esserci per voi e con voi in quello che rappresenta il più
stancante, sacrificante e difficile, ma anche il più appagante, gratificante e imparagonabile lavoro che
contraddistingue noi donne, ESSERE MAMME.
Qui si fonda essenzAMamma.
Qui si fondono insieme le donne, sorelle e mamme Anna e Marta e qui ci auguriamo si fondi una comunità
di donne imperfette come noi, amanti della vita, profondamente innamorate dei loro figli, che vogliano
camminare e crescere insieme.