“Avrai allattato a sufficienza? Ma si è attaccata solo per cinque minuti? La piccola piange! Ma avrà fame!”??
E ancora ..
“Ma ti ha scambiato per un ciuccio?” ..
“Mamma, se osservi il tuo bambino/ la tua bambina ti dirà esattamente cosa fare e tu saprai come farlo.
Lascia fluire il tuo istinto e tieni fuori il resto del mondo”.
Sono arrivata a questa conclusione dopo mesi di osservazioni, sbagli, momenti di sconforto e tentativi di miglioramento.
Come affrontare il dolore dell’allattamento
Ho allattato la piccola Eleanor per otto mesi e mezzo. Ho iniziato disperandomi dal dolore e finito piangendo per il “distacco”.
E’ stata una fase davvero dura e il primo mese non riuscivo a capacitarmi di come avrei potuto proseguire, senza dover passare all’allattamento artificiale. Ma volevo tentare con tutte le mie forze. Ciò che più’ mi faceva stare male era proprio il dolore.
A nulla valsero tutti gli accorgimenti preparto.
La preparazione del seno con creme, misture e impacchi vari, tanto meno nel post… l’unica salvezza arrivò grazie al consiglio di una farmacista…e alla strameritata connettivina .
(Ovviamente questa è solo la mia esperienza personale. Qualsiasi necessità abbiate, parlatene prima con il vostro medico/ginecologo di fiducia.)
Questa miracolosa crema, chiudendo le ferite, fece sì che l’esperienza di allattare mia figlia, si trasformasse dall’incubo che avevo vissuto fino a quel momento, al processo più intimo ed entusiasmante della nostra vita insieme.
Per meglio dire, la connettivina riuscì a placare esclusivamente il dolore provocato dai tagli e gli arrossamenti dei capezzoli.
Ci volle più tempo invece, affinché il mio seno dolorante, per l’essere passato da una seconda scarsa ad una quarta abbondante, si abituasse a quella nuova funzione di “latteria a km zero”.
La durata delle poppate
Mi ritrovai, ad un certo punto, su google, a cercare la durata di ogni poppata…eppure tra le miriadi di articoli, pochissimi citavano il mio stesso caso, quindi mi aggiungo a quegli stessi che ho letto, cercando di essere di conforto a chi come me si è ritrovato ad affrontare un allattamento intermittente.
Nella maggior parte dei casi si sente di neonati attaccati al seno per 20/40 minuti e intervalli tra una poppata e l’altra di 3/4 ore.
Ovviamente non era questo il mio caso.
Mia figlia poppava per 4 minuti cronometrati, ogni 2 ore.
Spesso da un solo seno.
E così mi ritrovavo quasi costantemente ad essere una caricatura di me stessa.
Vista di profilo: da un lato assumevo la “linearità” di una tavola da surf, dall’altro un’adorabile figura florida.
Inutile dire quale delle “due me” apprezzassi di più, eppure, nonostante l’abbondanza, quella quarta di reggiseno risultava essere poco piacevole, vista la tensione e il dolore mammario.

Ausili e dispositivi per l’allattamento
- Tiralatte.
Tra i più conosciuti e moderni troviamo i tiralatte. Devo ammettere che anche quelli dei marchi più blasonati sono stati per me “strumenti di tortura”. Sono quasi certa che la maggior parte del dolore iniziale sia stato causato proprio dall’uso smodato o più probabilmente scorretto di questo dispositivo..
- Ventosa raccogli latte.
Tutto cambiò quando scoprii la ventosa raccogli latte. Non ha nessuna trazione meccanica, pertanto non provoca dolore e soprattutto funziona tramite una naturale azione di sottovuoto. Mi spiego meglio: basta attaccarla al seno tramite l’effetto ventosa (dato dalla conformazione stessa del prodotto) e il latte fuoriesce e si raccoglie all’interno del flacone di silicone medico, con sollievo e senza alcun dolore.
Ovviamente ci sono dei modi per conservare il latte materno ma vi consiglio di affidarvi sempre a siti aggiornati e autorevoli.
- Coppette assorbi-latte.
L’unico ausilio per l’allattamento che ho provato in diverse marchi e composizioni (organiche e non), che proprio non ha soddisfatto le mie aspettative, sono state le coppette assorbi-latte. Di certo assorbivano, alcune più, altre meno, questa l’unica utilità accertata. Ma tutte avevano lo stesso identico difetto…che fossero in materiale organico, lavabili o usa e getta, tutte e dico tutte si incollavano al seno stile cerotto…inutile soffermarsi a spiegare il dolore. Sarei molto contenta se qualcuna di voi lettrici ne suggerisse di una marca valida.
Ora che ho descritto la mia esperienza positiva e non, dei vari dispositivi meccanici, utili o meno, mi soffermerò sugli “strumenti di tortura” astratti, che ritengo i peggiori in assoluto: le parole. Quelle si che fanno male se usate senza riflettere o ancor peggio, quando vengono pronunciate per il solo piacere di ferire.
I consigli non richiesti
Non si può spiegare ad una mamma cosa fare col proprio bambino, tanto meno criticare cosa stia facendo e come abbia scelto di farlo. Anche se, quella persona in vena di giudizio, ha letto “l’arte dell’allattamento” o ha allattato 10/20/30 anni prima, né tanto meno se si avvale della conoscenza delle più moderne teorie scientifiche. Non basta.
Superficialità, questa è bandita.
Delicatezza, questa si che è apprezzata.
Mamma e bambino devono conoscersi con spontaneità e naturalezza.
Bisogna concedergli tempo.
Senza interruzioni, manovre o tentativi vari, perché estranee invasioni di campo andrebbero a compromettere quanto di più naturale esiste al mondo: l’esperienza di una crescita spontanea e unica, per entrambi.
Ci vogliono suggerimenti e aiuti, questi non dovrebbero mai mancare.
Non sono ammissibili invece, intromissioni o ancor peggio battute di cattivo gusto.
Mamma e bambino apprendono sbagliando, tentando.
Tutti i loro sforzi tendono ad acquistare quello sperato stato di grazia interna.
Sono tutti protesi verso questo scopo.
Essere sereni.
“Il neonato impara ad alimentarsi e la mamma a nutrirlo”.
Come vedete non c’è una virgola ma un “e” tra le due locuzioni. Vuol dire che lo fanno insieme. Contemporaneamente, si aiutano, comunicano. E tutto avviene nel piccolo, intimo mondo fatto da entrambi.
Ci vuole tempo, solo tempo, pazienza e spirito di osservazione.
Ci vuole delicatezza, mi ripeto, ma questa è spesso sconosciuta.
Si potrebbe stare lì, volendo, ad osservarli e consigliare, se la mamma vuole, perché no. Ma sono dell’idea che gli spazi, anche da semplici spettatori muti, non vadano occupati, se non è espressamente richiesto.
Le frasi da non dire
Ed infine ma non per ultimo: le labbra, sarebbero da schiudere solo se ciò che si vuole dire, sia davvero di sostegno, aiuto e conforto.
Faccio degli esempi che vanno ad aggiungersi a quelli iniziali:
- “Ha mangiato?
- Ma sei sicura sia sazio/a?”
- “Hai abbastanza latte?
- Quanto è cresciuto/a?”
- “Non è che hai mangiato qualcosa che non dovevi e gli/le ha dato fastidio?”
- “Ma piange!
- Ha ancora fame!”
- “Sei sicura di avere ancora il latte?
(Quel “sei sicura”…ma quando mai una mamma si sente sicura?)
E l’ultima domanda, la peggiore di tutte, la più ricorrente. Come infilare un coltello in una piaga dolorante. Quella mamma le sta tentando tutte. Sta tentando di capirci qualcosa, di dare una risposta alle richieste non verbali di un neonato, di tollerare il dolore, di non cedere passando all’artificiale…
Ci sono volumi enormi sull’allattamento, studi, ricerche di luminari, scienziati, insigni dottori…e tutto ciò che alcune persone riescono a dire sono queste esatte frasi!
Ciò che è peggio è che fanno più rumore queste stesse parole che i tanti scritti scientifici in merito!
Ripeto ancora una volta: “Sei sicura?”
“No, ma ci sto provando davvero con tutte le mie forze”.
E’ un momento intimo, quello dell’allattamento. Mamma e bambino stanno imparando, abbiatene riguardo. Non siate d’intralcio, ma di aiuto e sostegno! Sono entrambi appena nati, ci vuole delicatezza e parole misurate.
Latte di mamma o artificiale
Il latte può arrivare come non, e ci sono molte varianti in gioco impossibili da approfondire in questa unica sede.
E’ la naturalità e se non si riesce ad iniziare o finalizzare un allattamento esclusivo, allora ben venga l’artificiale. Ricordiamo sempre che il fine per una mamma è stare bene. Mamma serena, figlio sereno.
Questo conta, null’altro. Quindi non è migliore una mamma che allatta al seno, non è più brava. Né il contrario. Qualsiasi sia il percorso intrapreso dalla mamma, che sia un allattamento esclusivo o artificiale, quello che le persone all’esterno del binomio madre-figlio dovrebbero fare è supportare.
Perché il più delle volte sono proprio quelle frasi inutili a frenare e creare convinzioni controproducenti in una mamma appena nata e troppo fragile. Si, troppo fragile. Perché suo figlio si sveglia ogni due ore. Dorme notti frammentate ad intervalli di quaranta minuti. Di conseguenza, una frase sragionata, detta tanto per riempire il silenzio, la potrebbe buttare giù in un secondo.
Perché per suo figlio farebbe di tutto, ma per se stessa no.
In quell’immediato post parto inserisce il pilota automatico.
Non ce la fa, non sa difendersi, va’ avanti per inerzia e per l’inerzia di stupide parole potrebbe sprofondare.
La neo-mamma e il neo-nato
Pensiamoci un attimo.
Col neonato ci muoviamo lentamente, lo manovriamo con cura, accortezza.
E’ un esserino appena venuto alla luce, quindi siamo attenti, preoccupati, impauriti ed impacciati.
La stessa cosa dovrebbe accadere nei confronti della neomamma. Si dovrebbero soppesare parole ed azioni. Perché anch’essa è delicata. Ha portato con se un’altra vita, ed ora si sente svuotata ma con una nuova vita da accudire senza avere la minima idea di come fare.
“Come tenere in equilibrio un castello di sabbia tra le dita” mi disse mio marito con nostra figlia di 3 giorni tra le braccia.
Una neomamma ha impiegato nove mesi per mettere al mondo un essere umano pronto alla vita. Può davvero impiegare solo un giorno per ritornare alla normalità? No. Deve affrontare un cammino più tortuoso, suo malgrado. Se solo qualcuna le dicesse che sa già tutto! Che sente già in se cosa è giusto per la sua creatura e cosa non lo è!
Se solo non si lasciasse trasportare dalle varie “perle di poca saggezza” altrui!
Allora si che saprebbe far fronte al senso di inadeguatezza che talune parole le insinuano nella mente! Perché questo avviene, inconsciamente ed inconsapevolmente.
Quindi, da mamme a mamme, quando affrontiamo determinati argomenti con una neo-mamma ricordiamoci di essere accorte e di quanta dolcezza e cura abbia bisogno. Aiutiamoci, non abituiamoci.
E tu mamma che leggi ricorda che non sei sola. Non possiamo cercarti, ma speriamo tu possa trovarci, rispecchiarti e trovare conforto nelle nostre parole.
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