Il calcio non è solo uno sport
Il calcio è lo sport più popolare in assoluto. Attraverso uno studio condotto nel 2022, una società di consulenza sportiva, denominata Tifosy, ha stilato una classifica degli sport più seguiti nel mondo.
Nella top ten, al primo posto, non può che esserci proprio il calcio. Conta 3,5 miliardi di appassionati e circa 250.000 giocatori. https://sport.sky.it/calcio/2022/04/05/sport-piu-popolari-mondo-classifica#03
Coinvolge intere generazioni, indistintamente dai più piccini, ai più anziani, dagli uomini alle donne.
Me compresa. Amo e seguo questo sport fin dalla tenera età, grazie alla passione per il Milan trasmessami da mio papà.
Stessa passione che io e mio marito abbiamo benevolmente instillato in nostro figlio.
Prima partita di campionato delle piccole “furie rosse”
Sabato 28.10.2023 è finalmente iniziato il II campionato di calcio, della classe 2016/2017 dei bambini dellASD Roman 91.
Ho visto alcuni di loro esordire in una vera e propria partita. Ne ho visti altri trepidanti di ricominciare.
E’ stata una partita dinamica e divertente. I bambini sono stati un gruppo coeso e complice, attento e disciplinato.
Hanno esultato a ogni gol fatto, discretamente come è sempre stato per loro indole. Non hanno imitato l’esultanza di un idolo di serie A, hanno sorriso e si sono abbracciati l’un ‘altro. Non c’è stato individualismo, ma gioco e gioia condivisa di squadra.
Sono stata fiera di mio figlio, come dei suoi compagni. Perché nella loro innocenza di bambini partecipi di uno sport come il calcio, sebbene a livello amatoriale, hanno dato espressione di rigoroso rispetto verso la disciplina, i compagni, i mister e gli avversari.
Mi sono sentita fiera di mio figlio, intendiamoci, non solo quel giorno.
Non è stata di certo la prima volta, ma ho come avuto la sensazione che il mio bambino, stia cominciando a fraternizzare con il mondo degli adulti.
Mi è sembrato che stia interiorizzando, a suo modo, che anche il calcio, come la vita in generale, proponga delle sfide da superare.
Tecnicamente e stilisticamente parlando, non posso dire sia stato impeccabile, ma l’ho visto forse per la prima volta, entrare nell’ottica del gioco di squadra. Sentirsi anche soddisfatto di sé stesso e dell’impegno speso.

Mai riversare le proprie aspettative sui propri figli
Ho visto bambini di 6/7 anni aggrottare la fronte o ridere per il nervosismo, piangere per un passaggio sbagliato o un gol mancato. Beh quelle piccole reazioni non sono segni di debolezza, non si tratta di mancanza di controllo sulle sensazioni.
Ciò che per non adulti sembra una banalità, per loro può esser un’impresa. Impareranno a tollerare la frustrazione, bisogna solo accompagnarli in questo. A volte inconsciamente, siamo proprio noi genitori ad avere alte aspettative, che riversiamo su di loro, senza accorgerci che vorremmo fossero il nostro esatto riflesso. Dobbiamo imparare prima di tutto noi adulti a distinguere i nostri figli da noi stessi.
I bambini sono pur sempre bambini
Un giorno una persona disse: “siamo tutti bravi dal divano” nel senso che, è facile guardare una partita da fuori e esprimere giudizi in merito, su come debba essere gestita un’azione o come fare quel passaggio, diverso è stare in campo.
Soprattutto se, sotto a quei completini amaranto, ci sono i nostri bambini, quegli stessi bambini che aspettano la mattina del 25 dicembre per scartare i regali portati da Babbo Natale o preparano latte e biscotti per la Befana la sera del 5 Gennaio. Sono gli stessi che ridono di gioia e piangono per il dispiacere di essersi comportati male.
Diamo loro il tempo di crescere, diamo loro il tempo di familiarizzare con le sconfitte, i momenti di pressione, aiutiamoli a gestire il disagio, senza pretendere che tutti riescano negli stessi tempi.
Obiettivo dello sport
Non sappiamo se alcuni, uno o nessuno, farà di questo sport una professione, o resterà solo un amatissimo hobby, ma sta a noi genitori e ai mister, il compito più importante, l’educazione al rispetto.
Il pluripremiato e per l’ottava volta “pallone d’oro”, Lionel Messi, una volta disse:
“Mi preoccupo più di essere una brava persona che il migliore giocatore al mondo”
Questo significa che invece di pretendere che diventino chissà quali fenomeni del calcio, dobbiamo educarli prima di tutto affinché diventino degli uomini di valore fuori dal campo. Perché sarà attraverso quelle qualità che sapranno essere gli uomini di domani.
La ASDRoman 91 insegna questo, i mister ne sono un esempio. Sono uomini, papà, “insegnanti” di vita e di gioco, fuori e dentro il campo.
Non è sempre facile per loro, anzi, il più delle volte non lo è affatto. Se noi genitori con uno, due figli o più, arriviamo stremati la sera, dopo una giornata di lavoro e i vari impegni quotidiani, immaginate per i mister, quanto possa essere ancor più faticoso, dover gestire 10/15 bambini durante un allenamento.
Per cui siamone riconoscenti. Diamo loro fiducia, perché se è vero che nessuno meglio del genitore conosce il proprio figlio, è altrettanto vero che nessuno meglio dell’allenatore, conosce la propria squadra.
Riporto lo stralcio di un articolo molto profondo ed esplicativo di quello che è la cultura calcistica sportiva:
Il calcio non è solo movimento. E’ educazione, rispetto, cultura, valori, benessere,
Stare insieme, condividere. E’ accettare i propri limiti, è valorizzare la proprie risorse, collaborare, mettersi alla prova.
Saper essere autocritici, porsi degli obiettivi da raggiungere e condividere.
E’ amicizia. fratellanza, sana competizione.
Insegna a gioire della vittoria e ad accettare l’amarezza della sconfitta.
A cadere per poi rialzarsi, insegna a vivere le emozioni.